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Ocean Race – sostenibilità e tutela ambientale

Puntata 7

Ocean Race – sostenibilità e tutela ambientale: è questo il tema della nuova puntata di Economix, condotta da Alessandra Rossi. La regata velica internazionale è stata l’evento che ha consentito non solo di seguire un grandioso evento sportivo che, per la prima volta ha toccato l’Italia, scegliendo Genova come unico scalo, ma ha anche acceso i riflettori sulla cura e il rispetto nei confronti del mare. Non a caso, parte da Genova la Carta dei diritti del mare, documento che verrà portato all’assemblea generale delle Nazioni Unite il prossimo settembre, con l’obiettivo di partire da lì per scrivere la Dichiarazione universale dei diritti degli oceani entro il 2030.

A discutere in studio del tema, Francesco Misurale, project manager per ETT, Gaia Minopoli, Revenue Director per O-Gyre, Paolo Izzo per Federmanager Liguria e Lloyds register e Giulia Galluzzo per AIDP Liguria.

«Solcando i mari di tutto il mondo, i team di Ocean race hanno trasportano con sé attrezzatura scientifica per misurare variabili essenziali del mare, con l’obiettivo di capire lo stato di salute degli oceani – ha spiegato Misurale – Lo hanno fatto senza fermarsi e raggiungendo parti di oceani difficilmente esplorabili. Hanno anche lasciato delle boe per continuare a raccogliere dati su correnti, temperatura e anche sulla presenza di plastiche».

Dati cruciali che permetteranno, anche grazie a questo straordinario evento sportivo, di capire in che condizioni è il nostro oro blu. A conoscere quanto problematica sia la situazione è O-Gyre, impegnata nella raccolta di ogni tipo di rifiuto in mare: «Lo facciamo grazie alle flotte di pescatori con cui cooperiamo – ha raccontato Minopoli – Siamo operativi in Italia, nei porti di Cesenatico, Santa Margherita Ligure e Salerno, ma anche all’estero, in Indonesia e in Brasile. Tramite i pescatori coinvolgiamo le comunità e diamo loro un contributo economico per aiutarli e sensibilizzarli sul fronte della presenza, del rischio e della raccolta dei rifiuti». 

Nelle acque italiane, ha aggiunto «quello che peschiamo è di vario tipo: recentemente abbiamo pescato confezioni di tortellini. Il tipo di rifiuto che troviamo è spesso tanto deteriorato da non sapere cosa sia, ma questo è negativo perché vuol dire che la quantità dei rifiuti che diventano microplastiche è enorme anche nel Mediterraneo».

È per questo che diventa necessario un lavoro ulteriore di sensibilizzazione, su tutti i livelli: «In Aidp Liguria – ha evidenziato Galluzzo – abbiamo lavorato per portare i chairman delle aziende a introdurre il tema della sostenibilità nelle loro realtà: si deve iniziare dalle piccole cose. Molte aziende pensano che la sostenibilità sia costosa e per questo hanno paura, ma noi cerchiamo di far comprendere che si possono fare microazioni, come il tentativo di non utilizzare la plastica nei propri uffici, o ridurre l’uso della carta stampata, e che hanno un impatto importante».

Azioni da compiere e passi in avanti da fare per difendere il mare: è quello su cui punta la tecnologia e Ocean Race lo ha dimostrato. «Queste barche sono le Formula 1 del mare – ha evidenziato Izzo – impegnate a trovare sempre soluzioni d’avanguardia: hanno una tecnologia simile a quella degli aliscafi e degli aerei che permette loro di sollevarsi sulle acque, impedendo loro di scuffiare, riducendo al minimo l’underwater noise, il rumore sottomarino che disturba gli ecosistemi. Un problema grave tanto quanto quello della presenza di plastica».

Per i partecipanti alla trasmissione «tutti siamo chiamati a rispondere del 70% del nostro pianeta». La domanda è se anche il mercato marittimo è pronto ad accettare la sfida: «Sì – secondo Izzo – i materiali delle imbarcazioni vengono pensati come riciclabili, poi ci sono le emissioni a cui pensare. Sicuramente anche per un armatore, di qualunque taglia sia l’imbarcazione, mette un occhio alla sostenibilità e anche alle future normative che potrebbero limitare l’utilizzo di certe imbarcazioni».