Donne liguri di successo

Puntata 9

Donne liguri di successo è il tema della nuova puntata di Economix, la tavola rotonda sull’economica e il lavoro in Liguria, condotta da Alessandra Rossi. In studio se ne è parlato con Paola Girdinio, presidente del Competence Center Start 4.0, Annamaria Scotto, per Federmanager Liguria e Leonardo Labs, Paola De Martini, avvocato e board member MPS e Paola Bertossi, Ceo Fisia Italimpianti.

Al centro del dibattito, l’idea di non essere trattate come specie da proteggere, ma persone che arrivano al successo perché hanno studiato, hanno lavorato e ce l’hanno fatta. Ma cosa fare per superare il “limite” di essere solo quota rosa al fine di venir considerate come persone in ambito lavorativo?

«Già il fatto che si parli di sindaca e ingegnera per me è un orrore – ha spiegato Girdinio – Piuttosto sui giornali, quando si parla del successo di una donna in qualche particolare ambito non mettiamo “una donna”, non chiamiamola solo per nome: piuttosto, mettiamo nome e cognome, riconosciamo le competenze. Anche le quote rosa sono un orrore, ma è pur vero che, se non ci fossero state, forse nemmeno le donne competenti avrebbero raggiunto certi risultati. Nel mio Centro di Competenza, però, abbiamo le quote azzurre, perché i maschi sono in inferiorità numerica: ma è un caso».

«Il fatto è che il merito esiste, ma è il riconoscimento del merito spesso che pende più – in alcuni settori, come quello scientifico – verso il piatto degli uomini. Su questo fronte, secondo Girdinio, bisogna sfondare un paradigma sociale: la famiglia, quando ha una figlia femmina, non pensa di destinarla ad un ambito scientifico. E questo è un problema che si sta ingrandendo a macchia d’olio, perché in un mondo sempre più digitale, mancano competenze femminili. Eppure le donne sembrano essere più portate per questo settore, soprattutto per l’informatica, almeno secondo un recente studio pubblicato su Nature».

Sembra essere dunque la famiglia il primo livello su cui combattere il pregiudizio di genere, perché – come raccontato da Scotto – se i genitori supportano i figli nelle proprie scelte, senza indirizzarli per genere in un settore o in un altro, ce la si fa:

«I miei genitori mi hanno sempre sostenuta. Mia mamma mi ha iscritta all’Università. La generazione precedente, invece, mia nonna ad esempio, diceva di mio fratello che avrebbe fatto il medico e di me che avrei dovuto trovare un impiego. Questo però ha aumentato la mia grinta e mi sono laureata prima di mio fratello. Lo stereotipo di genere è ancora forte e quello che consiglio a mia figlia, e alle donne è di credere in voi stesse e di non lasciare il lavoro per nessun motivo. È importante l’indipendenza economica».

Della stessa opinione De Martini, secondo la quale «l’indipendenza è forza. Quando ho fatto un salto di carriera importante, avevo mia figlia di 4 anni. Con mio marito abbiamo fatto una scelta di vita, partendo dal presupposto che la donna ha gli stessi diritti dell’uomo. Quindi ci siamo confrontati e ora lui ha una posizione lavorativa di massimo appagamento e io lo stesso. Alle aziende ho chiesto di poter lavorare il venerdì da casa, questo per stare anche con mia figlia: quindi anche il contesto lavorativo è cruciale». Bertossi, nonostante un lavoro di prestigio nell’ambito di un settore appannaggio maschile, come quello della siderurgia, ha avuto invece un’esperienza positiva: «Forse sono stata fortunata, ma pur lavorando in un contesto come quello della siderurgia – non un ambiente prettamente femminile, come quello della sala controllo dell’altoforno – mi sono divertita sempre: alle giovani donne dico di non stigmatizzare troppo le differenze, di non sentirsi una donna in un mondo di uomini e di divertirsi facendo il proprio lavoro. Raramente mi sono sentita trattata solo come donna e non come persona».

Il mondo cambia, evolve e le nuove generazioni sono più lontane dal pregiudizio di genere. Lo ha confermato anche Girdinio: «Dal 2008 al 2012 sono stata preside e in quel periodo ci fu un incremento del 20% di iscrizioni femminili, poi si è mantenuto costante. Sono però anche 40 anni che insegno e, nelle nuove generazioni, c’è un cambiamento significativo: il futuro di queste donne ingegnere sarà molto più facile, perché è una generazione più aperta culturalmente e socialmente».

Ecco perché in questo contesto di cambiamento è cruciale anche la scelta del partner di vita: «L’uomo italiano ha più difficoltà a mollare tutto e seguire la propria donna – ha evidenziato Scotto – Cerchiamo quindi un partner che ci consideri pari, con cui dividere i compiti, senza collocazioni. Lavoriamo anche a tutti i livelli: all’asilo dei miei figli c’era un cartello in occasione di una festa di beneficenza in cui avevano scritto le mamme sono pregate di fare le torte. Ecco, questa collocazione di genere deve essere evitata. Tra i miei figli, nelle nuove generazioni vedo che questo non si percepisce più, ma in certe istituzioni resta radicato».

Per tutte, «c’è in atto un cambiamento epocale», ma – ha sottolineato De Martini – «non bisogna rinunciare al proprio sogno, al proprio lavoro, perché è uno stimolo e un fattore di stima, anche da parte dei figli».