Oscar Cattaneo vice presidente vicario Ascom confcommercio dichiara: «abbiamo partecipato oggi alla riunione della terza commissione regionale attività produttive convocata per un approfondimento in merito all’autorizzazione di apertura di ipermercati nel comune di Genova con particolare riferimento al quartiere di Sestri Ponente».
Alla riunione doverosamente convocato il CIV di Sestri Ponente che fa riferimento ad Ascom Confcommercio Genova.
Abbiamo sottolineato, prosegue Cattaneo, come la città non abbia bisogno di grandi strutture di vendita visto che ce ne sono già a sufficienza, ma invece abbia necessità di centri direzionali di imprese che si insedino a Genova portando lavoratori, abitanti e contribuiscano a frenare la crisi dei consumi oggi all‘apice.
Quanto all’insediamento di una grande struttura di vendita a Sestri Ponente siamo assolutamente contrari in quanto sarà un danno per il tessuto economico esistente del centro storico di Sestri Ponente, ma del ponente in generale, che è già in difficoltà a causa del cambiamento della realtà abitativa e della crisi in atto.
Da studi effettuati si stima una perdita di fatturato nel bacino di Sestri Ponente di circa 64 milioni pari al 38,61% che impatterà pesantemente sulle piccole imprese, causando la chiusura di molte di esse con conseguenze facilmente immaginabili anche sotto l’aspetto occupazionale.
Queste operazioni portano a fenomeni di desertificazione delle vie della nostra bella città. Vogliamo per i cittadini e per le imprese una diversa visione futura di Genova con le vie animate da negozi, pubblici esercizi e mercati di qualità, sicurezza, luce, pulizia, strade decenti. Più parcheggi e servizi e non comprendiamo per quale motivo i decisori non concentrino i loro progetti su queste iniziative di rigenerazione della città piuttosto che ad una proliferazione inutile delle grandi strutture di vendita.
Investire sui centri storici della nostra Genova policentrica porterebbe ad una città accogliente per cittadini e turisti, non crediamo infatti che i turisti vengano a Genova per visitare dei centri commerciali che trovano dappertutto.
Porteremo avanti con convinzione la nostra battaglia a favore della città e quindi della salvaguardia dei negozi di vicinato e di qualità.
Chiediamo una sospensione dell’autorizzazione all’insediamento di questa GSV a Sestri ma anche una sospensione delle altre autorizzazioni in corso.
Monia Modarelli, presidente Civ Sestri Ponente ha espresso preoccupazione per la sorte della delegazione di Sestri ponente. Ulteriori insediamenti della grande distribuzione lederanno ulteriormente il commercio di vicinato, che ha un’enorme importanza perché dà luce alla città, contribuendone alla sicurezza, dà valore al tessuto urbano, senza considerare la sua importanza sociale, pensiamo alla categorie più deboli. Abbiamo già visto l’effetto di desertificazione che il Centro Commerciale Fiumara ha creato sul quartiere di Sampierdarena, successivamente colpito dall’insediamento di Esselunga a Sanbenigno. Il nostro territorio è abbandonato urbanisticamente da anni, l’unico intervento ora è l’apertura di un centro commerciale? Un centro commerciale che aprirà a ridosso di un Civ in un centro storico quale quello di Sestri Ponente.
Ulteriori insediamenti della gdo avranno solo l’effetto di porre la fine commerciale del nostro quartiere con le note conseguenza sociali, urbanistiche, sull’economia e sul valore degli immobili.
Modarelli ha proseguito portando anche le preoccupazioni degli altri CIV del Ponente, ribadendo il no all’insediamento di nuovi centri della grande distribuzione di qualunque etichetta e chiedendo una sospensione per meglio valutare l’impatto economico, urbanistico e sociale.
Agostino Gazzo, consigliere del Civ ha dichiarato che le attività imprenditoriali di vicinato hanno una “funzione decisiva nel valorizzare il centro storico quale fulcro della coesione sociale, della vivacità culturale, della qualità della vita dei cittadini e della sicurezza urbana”. Non lo diciamo noi ma il Comune di Genova, quando nel 2017 ha aggiornato la normativa riconoscendo la “multipolarità” del territorio genovese, la “funzione di coesione sociale, di qualità della vita e della sicurezza urbana” propria delle imprese di vicinato e dunque la necessità di salvaguardarle con una fascia di tutela rispetto alle grosse strutture di vendita. Questo dunque, implicitamente, presuppone il riconoscimento del danno che possono fare queste strutture di vendita in un contesto come il nostro.
Dunque decade il fatto che poi, pubblicamente, dicano che queste strutture non hanno impatto sui piccoli negozi. Poi la GDo, per sua natura, costruisce un ciclo di arrivo-permanenza-acquisto che deve iniziare e terminare all’interno della propria struttura, limitando al massimo l’osmosi con il territorio circostante. È dunque nella sua natura, in ragione della propria nascita e sopravvivenza, isolare il commercio di vicinato, ancor più quando si parla di grossissime superfici, con costi di gestione altrettanto grandi. Ben diverso il ruolo dei negozi di vicinato che costruiscono una rete di diversificazione merceologica all’interno del perimetro dei Centri Integrati di Via. La GDo inoltre interviene totalmente sulla creazione di un nuovo progetto, non solo commerciale ma anche urbanistico: parcheggi, verde, arredo urbano. Si crea così un nuovo contenitore efficiente ed efficace, sebbene artificiale.
Su questo i CIV non possono agire. Lo spazio urbano è strettamente legato a politiche della PA. Il confronto nei due casi è schiacciante e deprimente. Il consumatore non sceglie liberamente. È portato a scegliere da scelte che vengono indotte con queste politiche di trasformazione del territorio. Non siano più in presenza di una concorrenza leale ma di una alterazione del mercato.