52 cooperative attive, con 4.800 soci, 500 addetti e un fatturato pari a 52 milioni di euro. Le cooperative aderenti a Legacoop Liguria settore Agroalimentare e Pesca hanno confermato, nel corso del congresso regionale, la loro capacità di essere competitive.
«Seppur messo alla prova dalle difficoltà degli ultimi anni, il settore agricolo continua a rappresentare un’eccellenza della nostra regione e una fonte di sviluppo economico, creazione di reddito e opportunità di lavoro – spiega Lara Servetti, responsabile regionale di Legacoop Liguria Agroalimentare e Pesca ( nella foto) -. L’agricoltura ligure ha un valore della produzione di oltre 700 milioni e circa 25 mila addetti, è leader a livello nazionale nella produzione florovivaistica ed esprime eccellenze ed unicità nel settore olivicolo e zootecnico che contribuiscono ad accrescere la reputazione della nostra regione.
A fronte di un aumento dei costi di produzione e delle speculazioni sui prezzi derivanti dal conflitto bellico, il settore ha risposto con dinamicità e con un indiscusso valore aggiunto. Si assiste ad una marcata multifunzionalità aziendale, ad un aumento delle attività connesse, agriturismo in primis, che descrivono una strategia di diversificazione premiante per le aziende. L’impresa cooperativa agricola è un modello da sostenere e da considerarsi come una delle migliori esperienze di impresa agricola ligure capace di diversificare e valorizzare le produzioni agroalimentari.
Manca però una visione strategica testimoniata da una faticosa gestione del PSR dove si rischia il disimpegno dei fondi”.
Sfide ancora più complesse devono affrontare le imprese nell’ambito della Pesca
«La pesca professionale ligure conta circa 490 imbarcazioni da pesca e circa 70 imprese di acquacoltura – prosegue Lara Servetti -. Tutti i dati disponibili, nel confronto con quelli di dieci anni fa, ci parlano di un comparto alle prese con molte difficoltà: la flotta nazionale si è ridotta del 20%, mentre i giorni di pesca sono diminuiti del 30%. Negli ultimi anni si è ridotto di 8000 unità anche il numero dei pescatori imbarcati. Nonostante il consumo di prodotti ittici sia in crescita, da tempo tale incremento è appannaggio di prodotti di importazione, e c’è la possibilità che nel 2030 addirittura 9 prodotti ittici su 10 consumati dagli italiani siano di importazione per mancanza di imprese e di lavoratori della pesca.
Non si possono dimenticare gli effetti di alcune misure comunitarie, la cui impostazione eccessivamente ideologica ha finito per complicare ulteriormente la tenuta della flotta italiana, a vantaggio della concorrenza produttiva e commerciale di Paesi extra-Ue. Il sistema delle quote del gambero viola ha messo in ginocchio le nostre imprese ittiche nonché il recente decreto “arresto definitivo” che prevede premi per le demolizioni di imbarcazioni a strascico.
Un passaggio obbligato è necessario sul sistema delle quote tonno. In Liguria abbiamo una consistente flotta di imbarcazioni dedite alla pesca del pesce spada che può solo catturare accidentalmente tonni rossi. E’ necessaria una revisione del sistema delle quote a favore di una pesca artigianale e tradizionale».
Il congresso regionale ligure ha però confermato, grazie a un confronto con istituzioni e associazioni di categoria, che le imprese cooperative in questi contesti complessi hanno la capacità di reagire.
«Le cooperative sono nate storicamente in questi settori e oggi confermano la loro capacità di saper fare questi mestieri, in modo antico e nel contempo innovativo – ha spiegato Mattia Rossi, presidente di Legacoop Liguria, concludendo il congresso che si è tenuto presso la sede della Cooperativa Olivicoltori Sestresi -. Fondamentale è il rapporto con le istituzioni locali e l’Europa. La programmazione deve essere fatta in modo collettivo da tutti i soggetti che hanno a che fare con il territorio, disegnando insieme i progetti di sviluppo. In questi settori vince la capacità di essere multifunzionali e le nostre cooperative su questo aspetto sono un passo avanti rispetto ad altri concorrenti. Pensare di slegare le attività dell’agricoltura e della pesca dal turismo e dalla cultura, sarebbe impensabile: oggi noi ci proponiamo come soggetti che generano valore sul territorio e lo ridistribuiscono nei diversi settori».