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Formazione e Competitività aziendale

Puntata 6

Formazione e competitività aziendale è il topic della nuova puntata di Economix Liguria, condotta da Alessandra Rossi.

Ad approfondire l’argomento in studio, Alessandra Bissacco per Servadio & Partners, Antonio Andreotti per Federmanager Liguria, Ilaria Griffoni per AIDP Liguria & Co-Founder T Seed, Paolo Macrì presidente della Sezione Terziario di Confindustria Genova.

«Oggi non si può fare a meno della formazione per essere competitivi sul mercato» è l’affermazione condivisa da tutti gli ospiti in studio, perché – motiva Griffoni – A determinare la competitività di un’azienda non è solo il risultato economico, ma la resistenza sul mercato, che è in costante cambiamento. Giusto per avere un’idea della velocità con cui si cambia scenario sul mercato, pensiamo a quanto diverse tecnologie hanno impiegato a raggiungere 50 milioni di persone: per la radio sono serviti 38 anni, per Internet 4 anni, per YouTube 10 mesi e per Chatgpt un solo mese. Ecco che, in questo contesto, la formazione è driver di cambiamento cruciale». 

Ma, come evidenzia Macrì, sono ancora «pochi gli imprenditori che oggi fanno formazione, specie nelle piccole aziende. In particolare sono un po’ resistenti a fare la formazione che serve. C’è da dire che quella obbligatoria va fatta e porta già via un po’ di tempo e risorse. La strada è lunga perché ci sono tante vecchie paure da demolire: una su tutte il fatto che molti imprenditori si chiedono formo i dipendenti, ma se poi se ne vanno? Ebbene, no, è una falsa paura, perché – spiega ancora Macrì – più formo giovani, più li fidelizzo e creo valore nell’impresa». 

Nell’ambito della formazione, emerge in puntata «si deve tener conto di due aspetti: la propensione al digitale e la valorizzazione dell’unicità delle singole persone, dando spazio alle diversità, che sono di genere, di età, di provenienza, di capacità: questa contaminazione fa squadra e gruppo».

 

Per Andreotti, la «formazione deve essere vista come un investimento, non un costo: si può attingere a fondi nazionali, europei, come i fondi per le competenze per fare formazione. Come Federmanager ad esempio offriamo una serie di pacchetti formativi online per accompagnare i dirigenti nel loro percorso professionale».

Ma la formazione va cucita sui lavoratori dell’azienda, evidenzia Bissacco: «Bisogna conoscere l’azienda, la sua storia, le persone che la compongono, i talenti che ha. Il modo in cui creo un mix tra competenze tecniche e soft skills diventa fondamentale: ecco perché i progetti di formazione devono essere studiati ad hoc per quella specifica realtà e per gli obiettivi che vuole raggiungere».

In un momento di transizione, accelerato dal Covid, «bisogna educare imprenditori e manager, più resistenti a fare formazione per presunzione, ma anche per scarsità di tempo – sottolinea Macrì – L’appello che rivolgo loro è di investire invece in questa direzione perché i cambiamenti sono veloci e globali ed è difficile resistere a quest’onda che avanza».

Secondo Andreotti, «bisogna anche individuare le modalità più adeguate all’età e agli stili di apprendimento, quando si decide di fare formazione aziendale. In questo senso – spiega – ci sono bellissime esperienze nelle aziende più grandi, di giovani che insegnano ai senior ad usare le tecnologie digitali e i senior che insegnano alle nuove generazioni come muoversi in certi contesti, grazie alla loro esperienza. Bisogna mobilitarsi tutti».