La Cantieristica Nautica in Liguria

Puntata 3

La cantieristica nautica in Liguria è la protagonista della nuova puntata di Economix, condotta da Alessandra Rossi.

In studio, Michela Fantoni di AIDP, Paolo Izzo per Lloyd’s register e Federmanager, Enrico Gollo per ADI Liguria e Vittorio Magnaghi per DeWave. 

In collegamento, perché fuori Genova, Andrea Razeto, vicepresidente Confindustria Nautica.

Al centro della tavola rotonda, non solo gli straordinari risultati del settore preso in esame, ma anche alcune criticità, sollevate trasversalmente da AIDP e Confindustria: «Negli ultimi anni abbiamo trovato grandi difficoltà nel reperire il personale di cui abbiamo bisogno, dai project manager, alle persone che si occupano della progettazione tecnica, passando per coloro che gestiscono gli aspetti amministrativi e legali, fino alle vere e proprie maestranze in cantiere – ha spiegato Fantoni – Nello specifico ci sono vecchi mestieri, come quelli legati alla falegnameria, che preoccupano perché gran parte di coloro che fanno questo lavoro, tra poco saranno in pensione. Trovare il ricambio generazionale attualmente è complesso. Sono limitate sia le scuole che gli enti formativi che possono supportarci: lavorare sulla formazione è ad oggi cruciale».

Un tassello su cui bisogna lavorare, ha evidenziato anche Razeto che traccia prima un quadro della situazione della nautica italiana e ligure anche nel contesto mondiale: «La produzione di grandi yacht arriva principalmente dall’Italia: il distretto toscano-ligure realizza il 70% di queste imbarcazioni – ha sottolineato – È una delle componenti del Made in Italy che ci distingue nel mondo: all’estero ci viene riconosciuta la qualità, la bellezza e l’innovazione dei nostri prodotti. All’interno della blue economy, inoltre, la nautica da diporto ad esempio ha uno dei moltiplicatori più ampi: in primis quelli occupazionali, con un enorme indotto. Ma per fare ancora meglio e continuare su questo trend di crescita, c’è bisogno di formazione, cultura. Uno dei vulnus è la carenza di determinate figure professionali che, soprattutto in un momento di grande crescita del settore, preoccupa». 

Bisogna guardare alla nautica dunque non come un ambito per pochi, elitario, ma come generatore di lavoro, con un potente indotto. È quanto evidenziato anche da Magnaghi:

«Come DeWave riceviamo una porzione di nave completamente vuota e la “riempiamo”, grazie alle nostre maestranze, con tutto il necessario per consentire al passeggero di salire e stare comodamente a bordo. Dietro tutto questo però, c’è il lavoro di tantissime persone. Il problema è sempre trovare le professionalità che non sono solo industriali, ma artigianali. Il lavoro è sempre lo stesso, magari sono cambiati gli strumenti: su questo i giovani possono cogliere molte opportunità».

Una di queste opportunità è da trovarsi ad esempio nel design, come spiegato da Gollo: «Nautica e design sono importanti l’uno per l’altra e negli ultimi 20 anni c’è stato un grande cambiamento, una trasformazione degli ambienti interni: le sale degli yacht oggi sembrano loft. Ma la qualità della nautica non va individuata solo nel lusso: tutto ciò che è design è tecnologia, quindi innovazione, ricerca. Pensiamo a tutte le dotazioni di sicurezza a bordo, dispositivi, accessoristica: non si tratta solo di arredare uno spazio, ma di fare ricerca di nuovi materiali, di investire in tecnologia, di generare innovazione. C’è un enorme indotto in questo».

Anche perché nonostante la pandemia e il delicato contesto geopolitico che coinvolge uno dei più grandi investitori del settore nautico, ovvero la Russia, la crescita del comparto e, più generalmente, il desiderio di prendere il mare è in crescita. «Noi che frequentiamo i grandi cantieri, quindi yacht dai 4 metri in su, abbiamo notato che la pandemia sembra non sembra aver affatto scalfito il desiderio degli armatori di comprare imbarcazioni – ha osservato Izzo – Quest’anno abbiamo registrato un boom di nuovi contratti, quasi il doppio rispetto alle annate precedenti. Abbiamo evidenziato solo un iniziale calo dovuto al conflitto russo-ucraino, perché molti capitali arrivano dalla Russia. Il mercato però sta andando fortissimo».

Non solo: anche la platea di interessati è cambiata. «Basta visitare il salone di Genova per vedere che ce n’è per tutte le tasche – ha aggiunto Izzo – C’è un interesse maggiore da parte delle fasce meno ricche ad investire nella nautica».

Ed è proprio il Salone Nautico ad essere ancora oggi uno degli strumenti più efficaci per far capire quanto la nautica sia importante, in primis per la Liguria, hanno concordato tutti i partecipanti alla tavola rotonda.

«Nella recente Design week – ha infine aggiunto Gollo – abbiamo presentato una collaborazione con Confindustria Nautica, contestualmente al Salone Nautico, per creare eventi anche nella città: una specie di Fuorisalone che riavvicina il mare alla città. Riteniamo sia indispensabile che la cultura nautica venga diffusa anche in contesti diversi».